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DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI INNOVAZIONE SOCIALE?

DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI INNOVAZIONE SOCIALE?

In letteratura esistono ad oggi molte definizioni di innovazione sociale, spesso non tutte coerenti tra loro,  e questo dimostra quanto sia complesso definire entro confini precisi un fenomeno che, nelle sue caratteristiche essenziali, trova forma forse più facilmente nelle pratiche, che non in una definizione analitica del termine. 

Secondo Bill Slee, professore membro del consiglio di amministrazione di SIMRA - Social Innovation in Marginalised Rural Areas1, l’innovazione sociale è quel fenomeno che mette al centro la società civile coinvolgendola direttamente in una varietà di azioni che affrontano in maniera sempre maggiore alcune delle grandi sfide della società del nostro tempo.

Una ulteriore definizione possibile è contenuta nel Libro bianco sull’innovazione sociale, scritto da Robin Murray, Julie Caulier Grice e Geoff Mulgan che definisce innovazioni sociali le nuove idee (prodotti, servizi e modelli) che soddisfano dei bisogni sociali (in modo più efficace delle alternative esistenti) e che allo stesso tempo creano nuove relazioni e nuove collaborazioni. In altre parole, innovazioni che sono buone per la società e che accrescono le possibilità di azione per la società stessa2.

Le pratiche di innovazione sociale, dunque, non solo rispondono in modo innovativo ad alcuni bisogni, ma propongono anche nuove modalità di decisione e di azione.

In particolare propongono di affrontare complessi problemi di natura orizzontale attraverso meccanismi di intervento di tipo reticolare, adottando l’intera gamma degli strumenti a disposizione, utilizzano forme di coordinamento e collaborazione piuttosto che forme verticali di controllo3.

La Commissione Europea definisce le innovazioni sociali come “innovazioni che possono essere descritte come sociali negli scopi e nei mezzi utilizzati per raggiungerli. In particolare, le innovazioni sociali sono nuove idee (prodotti, servizi e modelli) che incontrano bisogni sociali (in maniera più efficace delle alternative) e allo stesso tempo creano nuove relazioni sociali o nuove collaborazioni”.

Possiamo dunque parlare di innovazione sociale nel momento in cui ci troviamo di fronte ad una o più buone pratiche guidate con un approccio dal basso, in cui la società civile prende  il comando con piccole azioni, all’interno di comunità isolate; ma spesso in questa definizione vengono fatte rientrare anche pratiche top-down, lasciando trasparire che il dibattito sulla questione è tutt’altro che concluso. 

Quel che è certo è che l’innovazione sociale può essere vista come un insieme di pratiche che vengono messe in atto per far fronte ad un bisogno comune: fattori che richiedono una presa di posizione nei confronti di una certa questione o che smuovono la convinzione che una qualche reazione sia possibile. Negli ultimi anni abbiamo avuto modo di osservare l’attivarsi e il diffondersi di una serie di cultural civic actions che hanno posto al centro forme di engagement attraverso pratiche collaborative al fine di concretizzare proposte di accesso e gestione delle risorse comuni. 

Per dare un quadro più chiaro rispetto agli agenti e agli ambiti di azione che riguardano l’innovazione sociale possiamo dire che non ci sono attori e settori più idonei di altri, poiché di fatto le esperienze più interessanti e radicali sono il frutto della collaborazione tra diversi attori appartenenti a mondi diversi. Le pratiche di innovazione sociale sono quindi pratiche trasversali che operano tra non-profit, pubblico, privato e società civile e che vengono spesso attivate negli ambiti dell’istruzione, dell’ecologia e dell’economia soprattutto attraverso la valorizzazione culturale, creativa e artistica delle competenze, delle identità e dei territori.

Gli effetti delle pratiche messe in atto in processi di innovazione sociale vengono misurati attraverso quello che viene definito impatto sociale, e cioè l’insieme delle conseguenze positive a breve e a lungo termine nell’ambito in cui la pratica è stata attivata.

Si tratta sostanzialmente di definire chiaramente gli outcome, cioè i risultati, misurabili attraverso un’indicazione quantitativa del valore sociale creato. 

Un’operazione non facile che negli ultimi anni ha generato una corsa all’elaborazione di strumenti capaci di offrire una misurazione precisa dei risultati e che rischia di spostare l’attenzione dall’importanza dei processi e del valore generato all’interno di essi: un valore definito giustamente immateriale che si esprime nel miglioramento della qualità delle relazioni all’interno del tessuto sociale delle comunità coinvolte nei processi stessi.


SIMRA è un progetto finanziato dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell'Unione Europea che cerca di far progredire la comprensione dell'innovazione sociale e della governance innovativa negli ambiti dell’agricoltura, silvicoltura e dello sviluppo rurale e approfondendo la questione su come potenziare queste pratiche, in particolare nelle aree rurali emarginate in Europa, con particolare attenzione alla regione del Mediterraneo (compresa quella extra-UE) dove vi è un numero limitato di risultati e condizioni di supporto.

http://www.felicitapubblica.it/wp-content/uploads/2016/01/Libro_bianco_innovazione_sociale.pdf

https://www.avanzi.org/coesione-sociale/innovazione-sociale-facciamo-il-punto